IL KARMA: NOI SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO - Metafonia

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IL KARMA: NOI SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO

Aggiornamento di Giugno 2017.

Il    Karma:  noi siamo quello che facciamo  


 
Cos’è il Karma
 
Secondo la terza legge di Newton ogni fenomeno ha una sua causa e produce degli effetti. Il Karma è la legge di causa effetto che regola ogni cosa nell’universo. Essa vincola le anime al Samsara (percorso) che l’anima attraversa, il ciclo di morte e rinascita che deve fare per giungere alla liberazione e ricongiungersi al divino, da cui proviene. Ogni accadimento della nostra vita, anche quando siamo tentati di attribuirlo al caso, in realtà è l’effetto di un’ azione compiuta in precedenza e si produrrà a sua volta in causa che produrrà i suoi effetti nel futuro. Cosi dice il Dalai Lama: “la nostra felicità o infelicità attuale non è ne più ne meno che il risultato di azioni passate”. Steiner definisce il Karma come l’attività divenuta destino.
 
Pitagora diceva che l’anima, sciolta dal corpo va volando, finchè non entra in un altro corpo e lo riveste. E così, attraverso le varie vite successive, si purifica ed espia le colpe finchè giunge alla purezza suprema, e allora si rifugia nel’eterna gioia, accanto a Dio. E ancora Platone: “giovane, che fantastichi di essere abbandonato dagli dei, sappi che se divieni peggiore andrai in un anima peggiore, o in un anima migliore se migliorerai, e in ogni successione di vita e di morte farai e soffrirai ciò che il simile ha fatto al simile. Questa è la giustizia celeste, alla quale ne’tu ne’alcun altro si può vantare di essere fuggito.
 
Secondo Origene, che riprende molto dalla filosofia platonica, l’anima non ha né principio né fine, ogni anima entra in questo mondo fortificata dalle virtù oppure indebolita dai difetti della vita precedente, il suo posto in questo mondo è determinato dai suoi precedenti meriti e il suo operato di adesso determina il posto che avrà nella vita successiva. A tali teorie si oppose la Chiesa prima col Concilio di Alessandria e poi con quello di Costantinopoli, Concilio dettato dall’imperatore Giustiniano, che fece leva sul debole Papa Virgilio, con tre voti contro due. Quale fu la motivazione di tale decisione ? secondo la Chiesa di allora non era conveniente che l’uomo conoscesse la dottrina del Karma e della reincarnazione perché invece, facendogli credere che questa vita era l’unica e sola, si impegnava di più a viverla nel migliore dei modi. Ed anche Sant’Agostino nelle sue Confessioni. Dice: quando, Signore ho peccato? quando ero nell’utero di mia madre o prima? e dove, e chi io fui? Dio, mia gioia, fui io forse in qualche luogo o in qualche altro corpo?
 
Ed ancora Virgilio, nell’Eneide, dove Anchise, dall’Ade, dice ad Enea: “sono anime a cui sarà dato il corpo a tempo debito, per ora dimorano sulla riva del fiume Lete e bevono l’oblìo delle loro vite precedenti”;
 
i Cristiani delle origini credevano al Karma e alla reincarnazione e solo successivamente, come ho già detto, la Chiesa bandì tale credenza dal corpo ufficiale dei suoi insegnamenti. Gesù durante la trasfigurazione, disse: “Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto” , e dopo i discepoli capirono che egli parlava di Giovanni Battista. Ed ancora, a Pietro che, per ostacolare il suo arresto aveva tagliato l’orecchio di Malco  servo del sommo sacerdote, “riponi la tua spada al suo posto, poiché tutti quelli che colpiranno con la spada, moriranno di spada”.
 
Nello Zohar, il libro dello Splendore, testo fondamentale nello studio della Cabala, scritto in Scozia nel XIV secolo dal mistico Mosè de Lèon , e ritenuto sacro per gli ebrei, si legge: “le anime devono ritornare all’Assoluto dal quale sono emerse. Per raggiungere questo fine, però, devono sviluppare la perfezione, il cui seme è già insito in loro, e se non l’avranno sviluppato in questa vita, allora dovranno cominciarne un’altra, un terza e così via, finchè non avranno acquisito la condizione che permette loro di tornare in compagnia di Dio. E ancora il Budda: non ferire gli altri, in maniera che tu non debba ritrovarti ferito.
 
Il Dalai Lama: l’uomo, la sua ignoranza nel ruolo che svolge nell’universo, dove tutto è regolato dalla legge del Karma, lo porta spesso allo sbando. Una causa seminata porterà infallibilmente i suoi frutti, il tempo che scorre prima della loro manifestazione, non ne riduce affatto l’ampiezza. Ognuno ha la piena responsabilità del proprio Karma, incontriamo e sperimentiamo sempre e solo un Karma creato da noi stessi e non da altri.
 
Quindi: l’essenza sopravvive alla morte del corpo;
 
ogni azione è sia causa che effetto;
 
tutti i pensieri e le azioni prodotte dall’uomo producono Karma futuro e compensano, attenuano o incrementano gli effetti del Karma passato.
 
Secondo i Veda, gli antichi testi sacri indù, tre sono le strade , che ci fanno riscattare più velocemente il cattivo Karma che ognuno di noi, chi più chi meno, si porta dietro dalle vite passate, e sono le seguenti:

1) il Bhakti Yoga, cioè la strada della devozione al Signore

2) lo Jnana Yoga, cioè la via della conoscenza,

3) il Karma Yoga, cioè la via del servizio altruistico e disinteressato         verso gli altri, (quella che il Cristo chiama Carità);


La dimostrazione di aver compreso i propri errori e l’attuazione di opere di compensazione possono rendere superflua la ripercussione Karmica, all’universo e stata resa giustizia . Il servizio disinteressato verso gli altri, la preghiera, la devozione, possono aiutarci anche nel presente ad alleviare gli effetti del Karma passato, e non subirlo completamente, dissolvendo parte di esso.
Siamo in viaggio verso la perfezione e l’unità con il Divino, ma questo viaggio richiede molte vite su questa terra.
Schopenhauer dice: se un asiatico mi domandasse la definizione dell’Europa, sarei obbligato a rispondere che è quella parte del mondo infestata dall’incredibile illusione che l’uomo sia stato creato dal nulla e che la sua nascita sia la sua prima venuta nella vita.
Anche Kant e Jung vi aderirono e la scuola Teosofica la propugnò con forte convinzione, scriveva E. Blavatsky: vi e un disegno nelle forze apparentemente più cieche, ed Einstein: Dio non gioca a dadi.
Vi sono vari tipi di Karma:
Karma individuale
Karma familiare
Karma collettivo
Karma nazionale
Karma mondiale


 
Come funziona la legge del Karma

 
Il capire come funziona la legge del Karma ci porterà ad una condotta più saggia che, evitando l’errore, eviterà il conseguente dolore. Krisnamurti ci dice che il nostro Karma è nostro compagno costante, e , finchè noi agiamo contro le leggi universali, è il nostro giusto creditore, in ogni situazione ciò che ci accade non è originato da fattori oscuri, fuori di noi, ma proviene dalle azioni di quelli che fummo. Un crimine non cessa di essere un crimine perché commesso da molti: il Karma non tiene in alcun conto la consuetudine. Quindi per ogni azione c’è una conseguenza. I risultati di ogni azione dipendono dal tipo di azione, così come la natura dell’albero dipende dal seme che viene seminato. Le conseguenze delle azioni possono apparire presto o tardi, ma sono destinate a verificarsi anche se, come ho già detto, il servizio verso gli altri e la devozione al Signore possono attenuarne o compensarne gli effetti.
 
La legge Karmica è voluta da Dio e il suo fine è la nostra evoluzione, poiché tutto nell’universo deve seguire la legge dell’evoluzione. In poche parole credo di aver appreso che funzioni così, a te che leggi raccomando di stare attento a quanto dirò , poiché penso che questo sia enormemente importante perché tu comprenda.
 
 
1) Lo scopo della nostra anima è la liberazione dai cicli di nascita e morte ed il ricongiungimento a Dio, per sempre. Perché questo possa avvenire è necessario che l’anima acquisisca quello stato di purezza e di perfezione che la rendano degna e idonea a ciò.
 
 
2) Dio ci vuole completamente felici e la vera e completa felicità si può avere solo quando, da gocce d’acqua nel secchiello, quali siamo divenuti nel crederci separati da Lui, diveniamo di nuovo gocce immerse nel Suo mare, quindi anche noi mare divino, siamo di nuovo felici quando ci rituffiamo nel Suo mare d’Amore Puro.
 
 
3) Dobbiamo quindi risalire la china e andare verso il sentiero dell’evoluzione, più ci evolviamo e più ci avviciniamo a Dio.
 
 
4) Dio vuole tutto questo perché ci ama ed è infinitamente buono, quindi ha creato la legge dell’evoluzione che anima tutto l’universo che, automaticamente,  è pervaso da questa spinta evolutiva per avvicinarsi a Dio, infatti la forza evolutiva spinge incessantemente ogni elemento della creazione.
 
 
5) Ogni volta che commettiamo degli errori che ci allontanerebbero da questa traiettoria evolutiva, subentra la legge Karmica che, anche attraverso il dolore, ci fa comprendere, presto o tardi, l’errore, e ci fa rientrare nella retta traiettoria, e giungeremo all’evoluzione che ci ricondurrà a Dio. Semplice vero ?.
 
 
6) È la retta azione che ci fa stare dentro la retta traiettoria.
 
 
7) Quando la nostra azione non è retta e fuoriusciamo dalla traiettoria, il Karma ci dà una sterzata, anche brusca e dolorosa, affinchè di nuovo ci immettiamo nella retta traiettoria, che ci riporta a Dio.
 
 
8) A volte, anzi quasi sempre, occorrono varie vite e varie dolorose sterzate per riprendere la giusta traiettoria, dipende da quanto noi ci siamo allontanati da essa.
 
 
9) Quindi, la legge Karmica è fondamentalmente una legge di compensazione e apprendimento, mai di vendetta cieca e gratuita.
 
 
 
Alla fine di questa traiettoria quando, tappa dopo tappa, cioè vita dopo vita, ne avremo consumato il percorso e ci saremo laureati, saremo divenuti cioè abbastanza evoluti da poterci godere per sempre la felicità assoluta che solo Dio può darci, non avremo più bisogno di ritornare sul piano fisico, né di affrontare di nuovo nessuna vita né di compensare alcun Karma: chi si e laureato non ha più bisogno di ritornare di nuovo all’asilo o alle elementari, a meno che non voglia deliberatamente farlo al solo scopo di aiutare gli altri.
 
La vita non e quindi una passeggiata ma un’occasione per imparare ad evolverci, se avremo compreso questo è il momento di uscire dall’aula dei giochi ed avvicinarci nell’aula della personale responsabilità. Là impereremo che il Karma è la conseguenza delle azioni che facciamo e impareremo soprattutto, che non viviamo in un caos di spinte disordinate, dove un destino cieco dispensa ad alcuni doni e felicità e ad altri sventure e dolori, ma in un universo in cui tutto è causalità, ordine, equilibrio automatico e giustizia, dove tutto è legato ad una serie di reazioni automatiche alle nostre stesse azioni, un universo dove tutto ha una ragione e una conseguenza logica al nostro stesso operato, di ieri e di oggi.
 
Quindi violenza, usurpazione, crudeltà, si dovranno comunque pagare con esattezza  matematica, la prepotenza umana dovrà prima o poi fare i conti con questa forza sottile e reale che è la giustizia divina, che per ciò ha creato la legge Karmica a cui nessuno potrà sfuggire ed “il dolore non cadrà se non dopo avere appreso la lezione che ne giustifica la presenza”.
 
Quindi, se, come mi auguro, hai appreso come funziona la legge di Dio, e sei uscito dall’aula dei giochi capirai e sperimenterai queste cose, che non io, ma i Maestri ci dicono:
 

1) il caso rimanda alla causa
 
2) il tuo rifiuto delle disavventure si trasforma in consapevole           accettazione
 
3) la cecità si trasforma in visione
 
4) la concentrazione sugli effetti si trasforma in analisi delle cause
 
5) il tempo diventa tesoro da utilizzare per l’evoluzione
 
6) la distrazione si muterà in attenzione
 
7) la liberta verrà posta al servizio del Piano
 
8) il dovere è anteposto al diritto
 
9) l’Amore e il compito coincideranno
 
10) l’Amore diverrà Fuoco
 
11) l’egoismo diverrà altruismo
 
12) l’estraneità diviene fratellanza
 
13) il dolore diviene mezzo di purificazione e comprensione
 
14) il senso ritrovato illuminerà di gioia te, viandante sul Sentiero.

 
 
Vorrei adesso concludere con una splendida preghiera scritta da Pietro Ubaldi, una grande anima mistica, intitolata, appunto:
 
 

             La preghiera del viandante:
 
 

Anima stanca, che ti accasci sull’orlo della via,
 
sosta un istante nell’eterno cammino della vita,
 
deponi il fardello delle tue espiazioni e riposa
 
Sappi che Dio, ancor più grande che nella sua potenza di Creatore,
 
è nella potenza del Suo Amore
 
Esplodi, anima, non temere
 
Il nuovo Dio della buona novella di Cristo è bontà
 
Non più vendicativi fulmini di Giove,
 
ma la verità che convince, la carezza che ama e perdona
 
L’infinito abisso in cui guardi sgomento
 
non è lì per ingoiarti nelle tenebre del mistero,
 
ma è pieno di Luce
 
e dentro vi canterai senza mai fine l’inno della vita.
 
Gettati al sicuro, perché quell’abisso è Amore.
 
Non dire non so, ma dì io amo
 
Prega, prega dinanzi alle immense opere di Dio,
 
dinanzi alla terra, al mare, al cielo
 
chiedi loro che ti parlino di Dio,
 
chiedi agli effetti la voce della causa,
 
domanda alle forme il pensiero e il principio che tutte le anima.
 
Allora l’eterno sorriso della vita ti avvolgerà come una carezza
 
e mille voci con mille occhi fatti di luce, diranno:
 
vieni fratello, sazia il tuo sguardo, attingi forza alla Visione Sublime,
 
vieni, varca la soglia e guarda nel mistero
 
Vedi, tu non puoi morire mai, mai.
 
Il tuo dolore passa e per esso tu sali e il risultato resta.
 
Non temere morte e dolore
 
Essi non sono né fine né male,
 
sono il ritmo del rinnovamento e la via delle tue ascensioni.
 
La vita è un canto senza fine.
 
Canta con noi, canta con tutto il creato
 
l’infinito canto dell’amore.
 
Così prega anima stanca.
 
Posa il capo sul Suo petto e riposa.  






     





   

 





















 
















































    
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